L’informatica e il pensiero computazionale

Nella scuola italiana lo studio della programmazione informatica per troppo tempo è stata una prerogativa solo di alcuni indirizzi, perlopiù quelli tecnici di secondaria superiore, ma a partire dal 2014 c’è stata una novità. L’Italia, infatti, ispirandosi ad un’esperienza iniziata negli Stati Uniti nel 2013, è stato uno dei primi Paesi al mondo a sperimentare l’introduzione già a partire dalla scuola primaria (scuola elementare, ndr), dei concetti di base dell’informatica attraverso la programmazione informatica (coding).

È bene chiarire subito che questa iniziativa non ha niente a che fare con l’alfabetizzazione informatica e, quindi, il trattamento testi, le TIC, l’ECDL e tutto ciò che da troppi anni, purtroppo anche in molte scuole italiane, viene in maniera fuorviante spacciato come informatica. L’informatica è altro, è una disciplina scientifica autonoma, basata sulla matematica e l’ingegneria, e con molti concetti fondamentali originali (per saperne di più).

pensiero-computazionale

Questa sperimentazione è stata realizzata tramite il progetto denominato “Programma il futuro” (per saperne di più) che il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), ha attuato fornendo alle scuole una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili, per avvicinare gli studenti al cosiddetto “pensiero computazionale”. Questo è il link al corso introduttivo  che gli ingegneri di Google, Microsoft, Facebook e Twitter hanno contribuito a creare.

Ma di che si tratta? Con questo progetto, quello che dell’informatica si vuole far apprendere ai ragazzi  è il lato scientifico-culturale definito anche pensiero computazionale. Questa espressione è stata utilizzata per la prima volta nel 2006 dalla scienziata informatica Jeannette Wing (vedi l’articolo originale – in inglese) per indicare, in estrema sintesi, un processo mentale per la risoluzione di problemi, che consiste nella combinazione di metodi strumenti intellettuali, entrambi di valore generale e i cui benefici si estendono al di là della disciplina informatica. I metodi propri dell’informatica si fondano sull’analisi dei problemi e prevedono l’organizzazione e la rappresentazione dei dati coinvolti, tramite opportune astrazioni, allo scopo di trovare una soluzione algoritmica dei problemi, che permetta di rendere automatica lo loro risoluzione attraverso un sistema di elaborazione. Questi metodi che in informatica vengono applicati direttamente nei calcolatori, nelle reti di comunicazione e nei sistemi software, costituiscono degli strumenti concettuali per affrontare molteplici problemi in diverse discipline. Gli strumenti intellettuali dell’informatica riguardano essenzialmente la capacità di trattare la complessità, che in informatica normalmente raggiunge un grado superiore a quello di altri campi dell’ingegneria. Un esempio significativo può essere quello dei sistemi operativi attuali che arrivano a contare milioni di righe di codice di programma: comprendere e controllare tali sistemi è impossibile senza un approccio rigorosamente scientifico e ingegneristico. La complessità affrontata in informatica, inoltre, non  solo riguarda aspetti tecnologici, ma anche umani, in quanto la dimensione umana è essenziale per il successo di un qualunque sistema informatico (definizione dei requisiti, interfacce utente, formazione, ecc…). Anche di questi strumenti possono beneficiarne discipline diverse dall’informatica.

I metodi e gli strumenti intellettuali che possono essere appresi con lo studio dell’informatica possono avere ricadute positive sullo sviluppo della creatività, per la molteplicità dei modi che offrono per affrontare un problema, e aiutare a padroneggiare la complessità e a sviluppare capacità di ragionamento accurato e preciso. Lo studio dell’informatica, quindi, può avere una duplice valenza, una pratica, in quanto qualunque lavoro futuro implicherà avere abilità informatiche; l’altra formativa, perché in grado di stimolare e sviluppare abilità concettuali che sono utili qualunque sarà lo sviluppo professionale.

Il progetto avviato nel 2014 in Italia dal MIUR e che già aveva avuto successo negli Stati Uniti, è la conferma della tesi universalmente riconosciuta che lo studio dell’informatica può aiutare a sviluppare competenze logiche e capacità di risoluzione dei problemi in modo creativo ed efficiente, qualità che sono importanti per tutti i futuri cittadini.

(fonte: MIUR e CINI)
Per approfondimenti: www.programmailfuturo.it